Il digitale terrestre tiene banco ormai da diversi mesi all’interno delle case italiane e non solo.
Digitale sì? O digitale no?
Probabilmente l’unica risposta possibile spinge ad acquistare un decoder digitale per forza maggiore.
Ma come spesso accade per le nuove tecnologie, anche la digitalizzazione delle reti televisive porta con sé dei vantaggi e degli svantaggi. Proviamo a fare il quadro della situazione.
Tra i vantaggi possiamo sicuramente annoverare il maggior numero di canali, una migliore qualità del segnale in ricezione e l’apertura delle porte alla tv in alta definizione.
Gli svantaggi, invece, sono il dover metter mano al portafoglio per comprare un decoder, le periodiche sintonizzazioni dovute agli spostamenti dell’antenna in fase di transizione e gli evidenti artefatti d’immagine qualora la ricezione non fosse ottimale (blocchi d’immagine, righe, squadrettature, oscuramenti completi).
Non c’è dubbio che la novità più rilevante sia la possibilità di godere tra le mura domestiche dell’alta definizione.
Sky è stata la prima azienda ad offrire dei programmi del proprio palinsesto in HD grazie alla TV satellitare. Tra le prime realtà in HD del digitale terrestre vanno annoverati i canali Mediaset Premium che riguardano soprattutto le partite di calcio.
I canali HD sono attualmente conformi con lo standard Dvb-T che è stato sviluppato agli inizi degli anni 90.
Da questa data le tecniche di codifica si sono sviluppate ulteriormente ed oggi è già disponibile una nuova modalità di trasmissione televisiva digitale terrestre.
Ci riferiamo al Dvb-T2, fratello del dvb-s2 che è già utilizzato per i segnali TV da satellite.
Il Dvb-2 vede la sua prima luce verso la metà dell’anno 2008, dopo neppure un anno di lavoro. Presenta dei notevoli miglioramenti rispetto allo standard attualmente in uso. I suoi algoritmi per la correzione degli errori e l’impacchettamento dei segnali televisivi offrono un aumento del bit rate che oscilla tra il 40 e 60%.
Nel caso di un mux (multiplex – sistema di diffusione del segnale televisivo digitale tramite il quale più canali televisivi, radiofonici o di dati, vengono diffusi assieme sulla medesima frequenza grazie alla compressione) tipico si passa da 24,13 Mb/s a 35 Mb/s. L’incremento è quasi del 45%.
Naturalmente oltre a questi vantaggi vanno aggiunti quelli dovuti al passaggio della codifica Mpeg-2 a quella Mpeg-4 Avc/H.264 (adottata per i canali in alta definizione).
Tutto questo si traduce in un numero di canali a definizione standard (trasmissibili in un mux T2) da 5 a 16. Mentre nel caso dell’alta definizione si passerà da uno a 4 canali.
Inoltre sarà possibile trasmettere un canale in Super Alta Definizione 4K (Super HD con risoluzione 4.096 x 2160).
Però adesso ci tocca avvisarvi della nota dolente.
Il passaggio da T a T2 (che ci sarà sicuramente) comporterà la necessità di dover mettere nuovamente mano al portafoglio, per sostituire tutti i decoder già venduti con molta difficoltà.
Per invogliare gli utenti televisivi a dotarsi di un nuovo standard le emittenti televisive non possono far altro che promuovere nuovi canali. Un po’ sulla scia di Europa7, la prima emittente in Italia a trasmettere in Dvb-T2.
In più c’è da dire che dalla recente riorganizzazione delle frequenze nazionali per la sperimentazione dell’alta definizione il T2 ne esce come faro guida per il futuro.
A nostro avviso per i prossimi anni Dvb-T e Dvb-t2 conviveranno, ma poi si passerà definitivamente a T2. Se avete intensione di acquistare un televisore nuovo, puntate decisamente ad un modello che integri entrambi i decoder. Probabilmente per incentivare gli acquisti lo stato italiano potrebbe inventarsi qualcosa. O forse saranno le stesse aziende televisive a farlo. Un esempio potrebbe essere quello di trasmettere i canali a definizione standard su Dvb-T e quelli in alta definizione su Dvb-T2.