Una perplessità che mi era stata rivelata in questi giorni era il perchè da monitoraggio risorse la frequenza operativa del classico Core 2 Duo, in caso di attività blanda, fosse inferiore rispetto a quella nominale. Mentre con Core i7 ed i5 no? Perchè un microprocessore di “vecchia generazione” riuscirebbe a gestire meglio la sua frequenza operativa?
Innanzitutto è consigliabile misurare la frequenza operativa di un processore a core Nehalem con dei programmi adatti come Intel Turbo Boost Technology Monitor (che potete scaricare a questo indirizzo) o CPU-z. All’interno dei processori Core i5 e Core i7 Intel ha implementato la funzionalità Turbo Boost che riduce la frequenza operativa in caso di surriscaldamento del sistema o di un basso carico di elaborazione, ma è addirittura capace di innalzarla qualora il carico di lavoro lo richiedesse.
Questa operazione può essere gestita in maniera separata per i vari nuclei del processore in modo tale da aumentare enormemente l’efficienza anche per compiti che stridono con le strategie di multithreading.
Per cercare di essere più chiari, qualora la distribuzione del carico di lavoro tra i core dovesse impedire di sfruttare a pieno l’architettura Nehalem del processore, l’aumento della frequenza operativa dei nuclei impegnati andrebbe a migliorare l’efficienza di quei programmi che erano stati sviluppati per essere utilizzati su computer della precedente generazione.
E’ una sorta di overclocking automatico che pur rispetta sempre i limiti di sicurezza scanditi da una certa soglia di temperatura che non devono essere oltrepassati.
Non sono d’accordo sull’ipotesi di spreco energetico degli iCore i5, i7. Anzi, la nuova tecnologia è gestita senza driver specifici né supporto a livello del sistema operativo. E proprio questa soluzione consente un notevole risparmio di energia, il che è stato ampiamente testato sui notebook che implementano questi nuovi processori. Nei processori iCore i7 Mobile è stata addirittura inserita una variante che determina lo spegnimento di quei nuclei non indispensabili all’elaborazione del sistema. Ciò abbatte ulteriormente i consumi.