Lettera a yokai…
Mentre stavo effettuando la deframmentazione del disco fisso con Smart Defrag di Advanced SystemCare, il mio notebook si è improvvisamente riavviato e subito dopo è comparsa una schermata blu d’errore. Da quel momento in poi il mio portatile non faceva altro che riavviarsi all’infinito. Non riesco a lanciare la modalità provvisoria di Windows, né fare altro.
Come abbiamo avuto modo di vedere in qualche altro post assieme ai lettori più affezionati, la deframmentazione è un’operazione fondamentale che va eseguita periodicamente per assicurare al Computer la piena efficienza operativa delle proprie
memorie di massa e, conseguentemente, l’integrità dei dati in caso di eventi “avversi e non previsti”.
La deframmentazione è, però, un’operazione delicata che per essere eseguita necessita un intervento diretto sulla struttura del file system, per spostare i blocchi e i puntatori che organizzano gli archivi di un PC.
Ti spiego che accade quando utilizzi un programma per deframmentare un hard disk.
Solitamente la maggior parte dei software in questione adotta una politica di modifica atomica (con “atomo” usualmente ci si riferisce alla minima quantità di informazioni gestite in un singolo passaggio).
Accade che, ad esempio, per spostare un blocco dalla posizione A alla B, prima si crea una copia del blocco presente in A nella sezione B e, poi, si sposta il puntatore che consente di intercettare i dati spostati. Solo al termine delle due operazioni sopra descritte, si libera la posizione in A.
Questo modello di procedura è stato realizzato proprio per non perdere dati in caso di eventuali interruzioni della procedura.
Purtroppo, ahimè, per accelerare la velocità di lavoro certi programmi di deframmentazione adottano delle strategie diverse, più avventate.
In questo caso, qualora l’operazione venisse bloccata per un motivo X, l’integrità del disco andrebbe a farsi benedire.
Proprio per questo motivo è sempre auspicabile, prima di effettuare una deframmentazione, creare delle copie di backup dei propri dati.
Ma poniamo il caso che qualcosa vada storto. Che fare?
Il primo step da compiere è quello di utilizzare un programma diagnostico del file system di Microsoft: Chkdsk (Checkdisk).
Selezionando l’opzione /F si riparano gli eventuali danni rilevati durante la scansione della memoria di massa. Scegliendo quella /R, si esegue la scansione completa della superficie dei piattelli magnetici.
Credo che Chkdsk sia il Tool più potente (e quello da preferire) per la riparazione dei file system di Windows. In particolar modo per gli Ntfs, formato sviluppato da Microsoft.
Quindi, bisogna avviare il computer tramite il Cd-Rom di Windows, entrare nella Console di ripristino e dalla console lanciare il comando Chkdsk. In questa pagina trovate descritto tutto. Scorrete in basso fino alla voce Chkdsk.
In alternativa, se si dispone di un altro computer, si può collegare l’hard disk illeggibile ad esso ed eseguire la procedura di riparazione – link utile.
Chkdsk dovrebbe tranquillamente riuscire a mettere tutto a posto. Anche se alle volte, a fine procedura, vengono segnalati in un rapporto dei file irreparabili.
Quando la struttura del file system sarà ripristinata, anche Windows dovrebbe funzionare. Se così non fosse e l’avvio del PC risultasse difficoltoso, si deve reinstallare il sistema operativo.
Prima di farlo, se non se ne ha già una copia, bisogna approfittare del fatto che adesso il disco è leggibile (anche se Windows non funziona proprio al meglio) e salvare – creando un backup – tutti i file e le cartelle alle quali si tiene maggiormente.